Ed eccomi di fronte al gesto sonoro di Nicola Frangione. Ho detto gesto sonoro e non semplicemente suono perché dietro a ogni suono o voce non riesco ad evitare che mi si formi l'immagine in movimento di Nicola. Questa mi sembra già una caratteristica: la fisicità inseparabile del suonare, del vociare, del rumoreggiare di un artista non semplicemente sonoro, ma gestuale e corporale pur nello specifico del sonoro. Essere artista per Nicola non corrisponde certamente al possedere e al dispiegare una o più specializzazioni che, secondo i momenti e le occasioni, distintamente si declinano. Non credo che egli sappia ad esempio essere semplicemente sonoro quando fa del sonoro e visivo quando fa del visivo e performativo quando fa del performativo: questo essere una cosa per volta penso gli sia inconcepibile; mentre fa delle operazioni apparentemente sonore dietro gli si appiccica tutto il resto che costituisce la sua complessità e contemporaneità, così che il sonoro necessariamente sborda nel visivo ed è supportato da una gestualità forse implicita ma certo non meno presente. Frangione crea ogni volta un'opera poliedrica, esattamente come egli stesso è un artista poliedrico; e se il suo lavoro mostra alla luce un fianco, il resto del corpo, che rimane nell’ombra, è ugualmente percepibile.

 

L’aspirazione ad un creare artistico che non sia settoriale ma colga e restituisca un senso complessivo è evidente in tutto il lavoro di Nicola Frangione, il quale con parole e termini diversi l’ha esplicitamente dichiarata. Chi crea, cosciente o no, s'inserisce nel processo di produzione della realtà, con un apporto tutt'affatto originale; e partecipare alla produzione della realtà, cioè inserirsi nel suo processo inavvertibile, è quasi un sogno di grandezza. Come infatti possiamo prendere parte a un fenomeno tanto complesso, del quale non conosciamo praticamente nulla? Come si contempera l'offerta della nostra creazione con tutto il burrascoso affluire? Introdurre una propria creatura nel processo della realtà è dunque enorme. Pretendere poi di partecipare alla realtà con il proprio creare "totale" o totalizzante! E ciò che l'artista definisce totale nella sua megalomania è davvero tale? Per nulla, in quanto totale per l'uomo non è certo l'esauriente, né il perfettamente autonomo, né l'estremamente complesso; totale per l'uomo è qualcosa d'intenzionalmente plurimo. Ma se anche la totalità umana è qualcosa di pallido rispetto alla totalità della realtà, resta ugualmente apprezzabile l'ambizione dell'artista di partecipare al processo di produzione della realtà stessa: quest'aspirazione a innalzare il proprio lavoro, tendendo forsennatamente ad entrare nel processo della realtà con un apporto di valore totale, caratterizza in modo peculiare il fare e l'essere artistico.

 

Nel percorso di Frangione, affollato di opere e di persone, di differenti esplicazioni di un'unica tensione a far convergere gli ambiti separati nel nome dell'interdisciplinarietà (già nel 1983, accompagnando un disco di poesia sonora, Mail Music, egli usciva con questa strabiliante affermazione: “la musica e tutto ciò che è udibile rientra anche nel visibile!”),  di innumerevoli invenzioni di colleganze, espansioni, intensificazioni, si rappresenta inequivocabilmente questa sete di totalità e di realtà. Si disegna un progetto di coinvolgimento e di superamento di ogni settorializzazione; un progetto forse utopico, ma impregnato di un fare molteplice e instancabilmente attivo. Tutto questo impegno leggo nell’ottica di un sogno di divinizzazione dell'uomo per la strada del fare artistico. Personalmente sono convinto che l'evoluzione della nostra specie, nonostante tutte le difficoltà, vada verso quell’obiettivo, verso un compimento di perfezione che per forza dovrà essere di natura sovrumana, oppure non sarà. E mi piace pensare che in punta allo sciame umano in volo verso quella realizzazione ci sia uno sparuto gruppo di artisti, forse nemmeno coscienti di questa funzione, ma tuttavia  primi; e che in punta alla punta, fra gli altri, si trovi anche il mio amico Nicola, con le sue tensioni a fare tante cose: l'artista visivo e il grafico  editoriale, il poeta e il creatore di suoni, l’autore di video e di mail art, l'uomo di azioni teatrali e il performer: tutto, faticosamente, tra alti e bassi, ma sempre con generosità. Un’enorme capacità di raccolta e di spesa, di costruzione e di perdita, di produzione e di consumo, fa sì che Nicola stia là, in minuscola compagnia, in testa allo stormo in volo dell’umanità verso la sua divinizzazione.